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Acconcia Longo A., S. Leo, S. Luca di Bova e altri santi italogreci, in Calabria Bizantina. Il territorio grecanico da Leucopetra a Capo Bruzzano, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 1995, pp. 75-84. — Un esame accurato permette di distinguere fra loro, superando le confusioni provocate dalla scarsità di notizie e dalla frequenza delle omonimie, S. Leo (o Leone) di Africo, eremita sull’Aspromonte, commemorato il 5 maggio e poi divenuto protettore di Bova; s. Leo-Luca di Corleone, monaco nella Calabria settentrionale, commemorato il 1° marzo; s. Luca, vescovo di Bova, amministratore, per il rito greco, della sede di Reggio, fiorito nella prima metà del secolo XII e celebrato al 5 ottobre; s. Luca vescovo di Isola Capo Rizzuto, nato a Melicuccà, che svolse il suo ministero sia in Calabria sia in Sicilia e morì il 10 dicembre 1114.

Kominis A.—Polemis J., Unpublished Texts on S. Donatos of Euroia (BHG 2111-2112), in Rivista di Studi bizantini e neoellenici, n.s., 31 (1994), pp. 3-44. — Editio princeps di due testi relativi a s. Donato vescovo di Evroia in Epiro, vissuto, stando a Sozomeno, al tempo di Teodosio I. Si tratta di una Vita leggendaria (BHG 2112), tramandata da due manoscritti (Ambr. D 92 sup. e Mess. S. Salv. 29) e di un Encomio che ne deriva razionalizzandola (BHG 2111, nel Vat. gr. 1989).

La Vita di san Leone Luca di Corleone. Introduzione, testo latino, traduzione, commentario e indici a cura di Stelladoro M., Grottaferrata, Badia greca di Grottaferrata, 1995. Pp. 184, 8 tavv.
— Edizione fondata sui codici esistenti della Vita di un asceta, nato in Sicilia ma vissuto in Calabria, nota solo in versione latina. S. ne colloca il protagonista, seguendo il Gaetani, tra l’815 e il 915; secondo altri studiosi (per es. S. Borsari, 1963) Leone Luca sarebbe morto alla fine del X secolo.

Luzzi A., Un esempio di uso strumentale dell’agiografia: la máchaira di san Pietro e la dinastia macedone, in Rivista di Studi bizantini e neoellenici, n.s., 31 (1994), pp. 165-173. — Nel programma di rivalutazione della personalità e dell’operato di Basilio il Macedone perseguito da Costantino VII e dai letterati alle sue dipendenze, come Giuseppe Genesio e l’anonimo cronista noto come Theophanes continuatus, rientra l’episodio premonitore della morte di Barda e di Michele III, in cui figura come strumento della divina giustizia la spada di s. Pietro. Questa medesima spada era venerata nell’oratorio palatino consacrato a s. Pietro; un’orazione In catenas s. Petri (BHG 1486), attribuita da parte della tradizione manoscritta a Costantino Porfirogenito, la celebra come protettrice degli imperatori ortodossi.

Fusco R., La Vita premetafrastica di Paolo il Confessore (BHG 1472a). Un vescovo di Costantinopoli tra storia e leggenda, Roma 1966 (Supplementi al «Bollettino dei Classici», 16) . — Editio princeps, corredata di traduzione italiana commentata e index verborum, della più antica Vita agiografica di Paolo di Costantinopoli, dipendente sia per il contenuto sia, spesso, per la forma dall’opera di Socrate Scolastico. L’edizione, che mette a profitto i cinque manoscritti finora conosciuti, è preceduta da una esauriente introduzione, nella quale si presenta il problema storico connesso con la figura del vescovo costantinopolitano, costituito come “pendant” di Atanasio di Alessandria, e si considera lo sviluppo della sua biografia, dall’opera degli storici costantinopolitani allo scritto agiografico a lui dedicato, al reimpiego di quest’ultimo nella tradizione agiografica.

Follieri E., S. Donato, vescovo di Èvria in Epiro, in Byzantina Mediolanensia. V Congresso Nazionale di Studi Bizantini (Milano, 19-22 ottobre 1994). Atti a cura di Fabrizio CONCA, Soveria Mannelli-Messina 1996 (Medioevo Romanzo e Orientale. Colloqui, 3), pp. 165-175 — Il presente contributo, redatto indipendemente da quello di A. Kominis e J. Polemis, editori dei testi greci su s. Donato BHG 2112 e 2111 (ByzZ 89, 1966, Nr. 2915), mette in evidenza la tradizione italogreca dei testi medesimi; in particolare l’encomio BHG 2111 collega Donato, vescovo di Èvria in Epiro (secondo la narrazione di Sozomeno) con la cittadina calabrese di Èvria (attuale Umbriatico). Il culto del vescovo epirota nell’Italia meridionale e la sua confusione con l’omonimo santo latino si possono forse spiegare con il trasferimento di popolazioni dall’Epiro nella penisola italica dopo la riconquista bizantina (885-886) di ampi territori dell’Italia meridionale ad opera di Niceforo Foca il Vecchio. A Venezia si ha notizia invece solo del Donato di Epiro: la sue reliquie, secondo Andrea Dandolo, sarebbero state ritrovate a Cefalonia da veneziani nel 1126 e di là trasportate a Murano, nella chiesa di S. Maria, da allora intitolata a S. Maria e S. Donato.

Milazzo A., Sull’anonimo Martyrium Andreae prius, in Byzantina Mediolanensia. V Congresso Nazionale di Studi Bizantini (Milano, 19-22 ottobre 1994). Atti a cura di Fabrizio CONCA, Soveria Mannelli-Messina 1996 (Medioevo Romanzo e Orientale. Colloqui, 3), pp. 303-317 — Il cosiddetto Martyrium Andreae prius (BHG 96), datato all’VIII secolo e derivante dagli apocrifi Acta Andreae, del II secolo, pervenutici in frammenti, appare interessante a più titoli: sia dal punto di vista retorico (di cui M. dà conto partitamente), sia per aver conservato passi dell’antico apocrifo, sia per il valore di propaganda politico-religiosa attribuito alla figura del protagonista.

Andrea Luzzi


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