La Scuola medica salernitana L'origine della Scuola medica salernitana si perde nella notte dei tempi ed è una leggenda popolare a narrare quella che potrebbe essere stata la causa della nascita della prestigiosa scuola che fuse insieme la sapienza d'Oriente e d'Occidente. La Scuola medica salernitana sarebbe nata dall'incontro di un romano, di un greco, di un ebreo e di un arabo.Tre di essi erano medici. Le prime notizie storiche certe riguardanti la Scuola medica salernitana risalgono al principio del IX secolo.Lo studio della medicina a Salerno era eminentemente praticato: l'arte sanitaria era esercitata da monaci che tramandavano l'insegnamento oralmente. Certo è che la Scuola costituì la più antica istituzione dell'Europa occidentale per l'insegnamento non soltanto della medicina, ma anche di altre discipline e per molti secoli ne rimase la più celebre. Basti pensare che Salerno aveva nel Medioevo fama di luogo mirabilmente salutifero: vi si andava dalle altre città per riacquistare la salute fidando nella sapienza dei suoi famosi medici. La città, essendo inserita all'interno del regno longobardo e essendo in stretti rapporti con la Curia romana, mantenne viva nell'Italia meridionale la tradizione greco-latina, così da essere chiamata "Urbs graeca" o "Hippocratica civitas". La storia della Scuola medica salernitana può così essere divisa in tre periodi: 1) dalle origini all'arrivo del monaco cartaginese Costantino l'Africano verso l'anno 1000, che introdusse a Salerno le sue traduzioni latine delle opere arabe; 2) dall'XI al XIII sec., che rappresenta il periodo aureo della scuola, che ebbe inizio con la conquista normanna; 3) dalla prima metà del XIII sec. in poi, che é il periodo di inizio della vera e propria decadenza. La tradizione ippocratica salernitana trae la sua origine dalla varietà del panorama culturale della Salerno alto-medievale. La posizione geografica di Salerno nel cuore del Mediterraneo poneva la città in un punto nodale di traffici al centro di importanti scambi con l'Oriente e l'Africa, mediati da Amalfi e dalla Sicilia. L'"ars medica" arricchì il suo bagaglio di cognizioni empiriche sia grazie all'attività assistenziale che si svolgeva nelle infermerie dei monasteri, sia grazie all'opera dei medici laici, talvolta anche donne, che svolsero la loro professione dapprima in maniera isolata, poi attraverso forme associative, con un intento più speculativo e didattico. Le prime testimonianze storiche dell'attività della Scuola risalgono al X secolo e sono contenute nell'"Historia inventionis ac traslationis et miracula S.Trophimenae", nel "Chronicon" di Hugone di Flavigny, e nella "Historia" di Richeiro di Reims. Il primo documento in cui la Scuola è citata come organizzazione istituzionalizzata è contenuto nelle costituzioni di Federico II, pubblicate a Melfi nel 1231, in cui si dichiarava la Scuola Medica Salernitana unica nel Regno. Essa nel 1280 ricevette da Carlo I, il primo statuto in cui era riconosciuta come "Studium generale" in medicina e continuò la sua attività con alterne vicende fino al 1811, allorquando, con la riorganizzazione dell'istruzione pubblica del Regno, Gioacchino Murat attribuì esclusivamente all'Università di Napoli la facoltà di conferire lauree. Non era tuttavia facile divenire medico a Salerno: bisognava dapprima studiare logica per tre anni, quindi fare altri cinque anni di scuola medica; e studiare, non solo i classici di medicina greca, ma svolgere anche esercitazioni pratiche quali dissezionare un cadavere e riconoscerne e studiarne gli organi. Alla fine dei cinque anni si sosteneva un esame sia con il maestro del corso che con un collegio di maestri. Se l'esame veniva superato si riceveva un attestato e con questo ci si presentava davanti al re il quale rilasciava la licenza per esercitare la medicina.. Ma non finiva qui. L'esercizio della medicina veniva effettuato solo dopo avere fatto esperienza per un anno presso un medico anziano. Come ben si vede, la scuola si basava su un ordinamento severissimo, che per alcuni aspetti precorreva gli attuali orientamenti di studio della medicina. La prima produzione letteraria salernitana risale al secolo XI e trae origine dalla tradizione classica e tardoantica basata sulla conoscenza di alcuni trattati pratici e farmacologici di Galeno, sulle opere di Plinio, Dioscoride, Celio Aureliano, Teodoro Prisciano, Paolo di Egina, Alessandro di Tralles e sulle dottrine umorali ippocratico-galeniche. Alfano I, infatti, vescovo di Salerno dal 1508 al 1085, nel "De quattuor humoribus" e nel "De pulsibus", ripropone gli antichi insegnamenti, secondo i quali una malattia è provocata da uno squilibrio verificatosi all'interno del corpo umano tra i quattro umori in esso presenti: sangue, bile, flemma e strabile. Questo patrimonio desunto dal passato viene ordinato in trattati compilativi atti alla trasmissione delle conoscenze mediche. Il primo esempio è costituito dal "Passionario" di Garioponto, che rappresenta il risultato di una cooperazione tra i maggiori medici del tempo e dal "Liber Dynamidios", sempre di Garioponto, nel quale sono analizzate le proprietà delle piante e la loro applicazione pratica. Importanti in questo periodo sono anche le opere della medichessa Trotula de'Ruggiero, autrice del famoso trattato di ginecologia e ostetricia: "De mulierum passionibus ante et post partum", che riguarda i problemi della donna dalla gestazione al parto e fornisce utile consigli di cosmesi e abbellimento esteriore e quelle del medico Costantino l'Africano, primo divulgatore della scienza islamica in Occidente. L'elenco delle opere di Costantino Africano ci è fornito da Pietro Diacono nel "De viris illustribus". In esso sono presenti le traduzioni dei trattati di Isacco Giudeo sulle urine, sulle diete, e sulle febbri. Di Ippocrate, Costantino tradusse gli "Aforismi", i "Pronostici", il "Trattato sulle malattie acute", tutti con i commenti di Galeno, di cui aveva tradotto l'"Ars parva" e altri trattati. E' comunque il XII secolo a rappresentare per la Scuola il momento più interessante della sua produzione. I maestri assumono un atteggiamento più critico nei confronti degli insegnamenti degli antichi e si realizza il passaggio dal "compendium", semplice collezione di norme e principi, al "commentarium", vera e propria elaborazione di modelli arricchiti da osservazioni e annotazioni. Alla fine del XII secolo, Maestro Mauro mette insieme un corpus di testi classici costituiti dall'"Isagoge" di Johannitius nella traduzione offerta da Costantino l'Africano, gli "Aforismi" e i "Pronostici" di Ippocrate, il "De urinis" di Teofilo, il "De pulsibus" di Filarete e l'"Ars parva" di Galeno. Questo "corpus" fu adottato dal XIII secolo in poi, fu stampato sotto il titolo di "Articella", e costituì la base dell'insegnamento medico fino al XVIII secolo. I maestri salernitani erano inoltre profondi conoscitori del mondo vegetale e abili nella manipolazione delle erbe. Le piante venivano scientificamente indagate e classificate in base alle loro proprietà medicamentose, diversamente combinate e dosate a seconda delle varie applicazioni terapeutiche. L'opera fondamentale della botanica medicinale medioevale resta comunque il "Circa istans", attribuita al maestro salernitano Matteo Plateario, che costituì un prototipo per un filone di enciclopedie dei semplici e delle loro virtù, diffusosi sotto il nome di "Secreta salernitana". Importanti progressi furono realizzati dai medici salernitani anche nel campo dell'uroscopia con la diffusione delle dottrine di Egidio di Corbeil e della oftalmoiatria, la cui pratica chirurgica ebbe grande approfondimento grazie agli studi di Benvenuto Grafeo, vissuto nella seconda metà del XIII, autore del "De arte probatissima oculorum". Altri maestri insigni furono Giovanni Afflacio, autore del cosiddetto "Liber aureus", Maestro Bartolomeo, autore della "Pratica", Cofone, autore del "De anatomia porci" e del "De arte medendi" e Maestro Salerno. Paola Nigro |
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