Patricia Cox Miller, Il sogno nella tarda antichità, Roma, Jouvence (STORIA 50)

I sogni furono una delle modalità di produzione di senso più importanti della tarda antichità; costituirono un modello peculiare dell’immaginazione, che dava presenza visiva e tangibilità a concetti astratti come il tempo, la storia cosmica, l’anima e l’identità dell’io. Per gli uomini antichi (e forse anche per noi moderni), non erano altro che metafore che permettevano di rappresentare il mondo, di dare tangibilità all’effimero, di confondere categorie manifestamente distinte come “reale” e “irreale”, “tangibile” e “intangibile”, “veglia “ e “sogno”.
I sogni permettevano di spostare il piano della percezione, mettendo a fuoco le idee e le emozioni appena abbozzate nella mente, chiarendo le potenziali conseguenze per il futuro di pensieri e comportamenti del presente.
La prima parte del libro tratta di immagini e concezione del sognare, soffermandosi sul ruolo dei sogni come tecnologia per gestire speranze, timori e ansie, come pure al loro ruolo di discorso che porgeva l’occasione di articolare concetti etici e filosofici. Nella seconda parte sono analizzate e raccontate singole figure di “sognatori” greco-romani (martiri, indovini, filosofi, teologi), descrivendo i modi in cui individui specifici utilizzavano i sogni per costruire degli universi di senso personali, per dare vita alla costruzione di nuovi discorsi narrativi dell’io.

L’AUTORE
Patricia Cox Miller è professore associato di Religione alla Syracuse University. Ha focalizzato i propri studi sulle tradizioni religiose classiche e della tarda antichità; nelle sue ricerche ha posto particolare attenzione all’immaginazione della religione nello Gnosticismo nel Neoplatonismo e nel primo Cristianesimo. E’ autrice di Biography in Late Antiquity: A Quest for the Holy Man (1993) e The Poetry of Thought in Late Antiquity: Essays in Imagination and Religion (2001)

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