Recensione
del libro Leopoli-Cencelle. Una città di fondazione papale, Fratelli Palombi
Editori, Roma, 1996 (Sezione Tardo Antico e Medioevo, studi e strumenti
di archeologia)
L' 8 giugno
del corrente anno si è svolta nella sala consiliare del Comune di Tarquinia
(Viterbo) la presentazione del primo volume sui risultati preliminari
degli scavi in corso nella città medievale di Cencelle, da secoli abbandonata.
Il libro comprende il catalogo della mostra, inaugurata nel dicembre scorso
nel Museo dei Gessi dell' Università di Roma "La Sapienza",
e ora trasferita al Museo di Tarquinia, nel cui territorio Cencelle si
trova. Alla presenza delle autorità locali, la dott.ssa A. M. Moretti,
Soprintendente all' Etruria meridionale, e la prof.ssa L. Ermini-Pani,
direttrice del progetto, hanno ricordato l' importanza della ricerca in
atto e auspicato per il futuro un maggiore impegno nella conservazione
dei reperti, parallelamente all' opera di scavo. La prof. ssa Ermini-Pani
ha inoltre sottolineato il fondamentale ruolo svolto da P. Lauer, nel
secolo scorso, e da O. Toti, ai nostri giorni, quali moderni "scopritori"
di Cencelle: Lauer, con il primo rilievo planimetrico della città, che,
come dice F. Bougard, diede una conoscenza concreta del sito; il secondo,
restituendo a Cencelle -spesso confusa con Civitavecchia- il proprio ruolo
nella documentazione medievale. Il prof. Miglio infine ha illustrato il
catalogo, sottolineando la precocità della pubblicazione e la compresenza
di indicazioni programmatiche e metodologiche insieme ai resoconti preliminari
della ricerca.
Cencelle fu fondata da papa Leone IV (847-855) a 12 miglia dalla romana
"Centumcellae" (l' attuale Civitavecchia) per dare ospitalità
agli abitanti di quest' ultima, gravemente danneggiata dalle incursioni
dei Saraceni. La città, come riporta il "Liber Pontificalis"
-una raccolta delle biografie dei vescovi di Roma fino a papa Martino
V (1431)- fu costruita ex novo, il 15 agosto 854, sulla sommità
di una collina e venne circondata da una cinta muraria. Il suo duplice
nome ricorda da una parte il proprio fondatore (papa Leone IV) e dall'
altra l' antica città che andava a sostituire, "Centumcellae".
Nel 1416, Cencelle compare tra i luoghi abbandonati del Patrimonio di
S. Pietro, ma alcuni reperti di scavo hanno dimostrato una maggiore continuità
di vita, seppure ormai sotto il segno di una lenta ma netta decadenza.
Infatti, frammenti di ceramica rinascimentale, databili al XVI secolo
(saggio II), ed una medaglietta devozionale -recante sul dritto l' immagine
della Madonna di Loreto e sul verso quella di S. Venanzio (saggio V)-,
attribuibile al XVII secolo, attestano la vita della città, ormai nettamente
ridimensionata, almeno fino a due secoli più tardi di quanto riportato
dai documenti.
L' interdisciplinarietà del progetto è tra i principali intendimenti degli
studiosi, quale via obbligata per la ricerca scientifica, e prevede l'
intervento di specialisti ora con formazione più specificamente umanistica
-legati alle cattedre di Archeologia Medievale di Roma, Chieti e Viterbo;
all' Ecole Française de Rome; alla cattedra di storia dell' urbanistica
della prima Università di Roma- ora con formazione più spiccatamente scientifica
-facenti riferimento alla cattedra di analisi merceologica, alla cattedra
di litologia e geomorfologia, alla cattedra di lotta alle malerbe dell'
Università di Viterbo; alla cattedra di geofisica applicata dell' Università
di Cagliari; alla cattedra di fisica terrestre dell' Università di Bologna-.
Lo scopo è quello di ricostruire l' ambiente in cui si trovava la città
di Cencelle, come parte integrante ed espressione di esso, e, nello stesso
tempo, di dar vita ad un "bacino archeologico", cioè una struttura
di protezione dei reperti rinvenuti, in cui venga superato il vecchio
atteggiamento per cui salvaguardare un bene archeologico significa isolarlo.
Sotto questo aspetto è da vedere lo studio che ha rintracciato nella stessa
collina sulla quale è costruita la città e in zone limitrofe le cave dalle
quali è stato estratto il materiale usato nei paramenti e nel nucleo cementizio
delle murature di Cencelle (trachite, tufo rosso litoide, calcare "Palombino").
E' infatti convinzione dell' équipe che lo studio dell' ambiente antico
e la salvaguardia dei resti portati alla luce debbano essere conciliati
con lo studio e la salvaguardia dell' ambiente odierno -inteso anche dal
punto di vista naturalistico-, in modo da poter approfondire l' aspetto
scientifico e, allo stesso tempo, coinvolgere la gente del posto come
parte integrante del progetto. Pertanto mi sembra estremamente interessante
cominciare a pensare sin da ora alla sistemazione dell' area per la pubblica
fruizione, come ha fatto G. C. Infranca della società Syremont, dopo sole
due campagne di scavo (maggio-luglio 1994 e luglio-ottobre 1995) e soprattutto
in vista del prossimo Giubileo, quando Cencelle, come si augurano le autorità
locali e non solo, potrebbe diventare un' interessante meta turistica.
(Vd. disegno n. 1)
Altro elemento per il quale gli studiosi ritengono unico il progetto è
che con Cencelle si ha di fronte uno dei pochi casi di città di origine
altomedievale abbandonata, fondata ex novo da una committenza aulica.
Come ha scritto nell' Introduzione la prof.ssa L. Ermini Pani, con Leopoli-Cencelle
si ha l' impressione di poter prendere in esame il "modello"
di città carolingia prima e comunale poi, dal quale si potrebbe avere
un grosso contributo sia per la ricostruzione della città medievale in
tutti i suoi aspetti, sia per tentare di capire quella che era l' idea
che i contemporanei avevano della Città.
La mostra è un percorso immaginario all' interno di Cencelle: dopo una
veduta della stessa, si valica il circuito murario attraverso la porta
orientale, la più importante delle tre esistenti, nobilitata dalla presenza
di un' epigrafe che ricorda la fondazione leoniana. Sul circuito murario
e sulle torri, pare aggiunte in materiale lapideo solo nel XIII secolo,
è iniziato un lavoro di rilievo e di analisi delle murature, condotto
parallelamente alle attività di scavo, che ha posto in evidenza le diverse
fasi delle stesse dall' alto Medioevo all' inizio del Rinascimento.
Gli scavi all' interno della città hanno messo in luce sia edifici abitativi
che edifici legati ad attività artigianali dell' ultimo grande rifacimento
di Cencelle (XIII-XIV secolo). Per i secondi segnaliamo una struttura
(settore III) in cui si svolgeva la lavorazione primaria del materiale
ferroso, destinato poi alla forgia di cui si sono identificati, con tutta
probabilità, i resti nel vicino saggio I. Ci troviamo nella parte sud
di Cencelle, in una zona urbana a ridosso delle mura, dove di preferenza
si collocavano le attività artigianali medievali, soprattutto per motivi
igenici. Tra gli altri edifici identificati troviamo una casa, con diverse
fasi di rifacimento, la cui distruzione definitiva è stata collegata ad
un evento bellico -come testimoniano i resti di incendio connessi al ritrovamento
di punte di freccia e di quadrelle per balestra-, forse da collocare nel
periodo intorno al 1350, quando il papato cercò di riconquistare il Patrimonio
di S. Pietro. Alla casa sono associate delle strutture identificate come
magazzini per legumi. Una "casa-torre" con annessa torre militare,
significativamente al centro dell' abitato ed in posizione elevata, sembrerebbe
da collegare ai principali esponenti laici ed ecclesiastici della comunità
urbana. Le murature particolarmente curate e realizzate da blocchi di
tufo disposti secondo filari regolari -contrariamente a gran parte delle
strutture rinvenute che hanno paramenti in blocchi di trachite- confermano
l' ipotesi che ci troviamo di fronte ad una costruzione di committenza
elevata. Nel futuro questi edifici potranno essere inseriti in un discorso
sull' urbanistica e sulla viabilità, poiché sono stati già individuati
dei percorsi viari, sia in base al rinvenimento di tratti basolati (saggio
I) e sia per quanto si vede dalla fotografia aerea e dalla ricognizione
suburbana.
Un' altra sezione del volume affronta lo studio preliminare sui materiali
rinvenuti, divisi per classi: metalli, ceramica e fittili utilizzati per
la copertura di molti degli ambienti messi in luce. La presenza dei metalli
è particolarmente importante, considerando le strutture utilizzate nella
lavorazione del ferro: infatti, negli ambienti della "forgia",
sono stati trovati reperti metallici (elementi per l' edilizia, strumenti
da lavoro, armi e armature, finimenti, utensili ed oggetti di ornamento)
che per l' alto numero e l' eterogeneità dei pezzi devono considerarsi
prodotti in loco. Per la ceramica, la cui classe maggiormente attestata
è la maiolica arcaica, spicca il numero di rinvenimenti nel saggio II
che, nell' ultima fase di vita di Cencelle, serviva come luogo di scarico
degli oggetti ormai inservibili. Lo studio dei materiali ha consentito
di poter ricostruire almeno parte della vita quotidiana di un centro con
spiccata vocazione agricola ed artigianale (soprattutto la lavorazione
del legno), nel quale non mancava l' attenzione all' elemento decorativo
ed ornamentale, come stanno a testimoniare le placchette bronzee decorate
"a giorno", che dovevano ornare cassette o cofanetti, e la ceramica
d' importazione; o al gioco (dadi e fischietti).
I resti attinenti all' epoca della fondazione della città (IX secolo)
rinvenuti fino ad ora riguardano brevi tratti del circuito murario, frammenti
di forum ware e di lastre marmoree decorate con l' incisione di una treccia
di nastri a triplice capo vimineo, forse parte di un arredo liturgico.
Quello che ci riguarda particolarmente da vicino è constatare quindi un
riutilizzo tardomedievale di "spolia" della prima parte del
Medioevo, appartenenti forse alle due chiese segnalate al momento della
fondazione della città. Tali frammenti marmorei figurano tra i pezzi esposti
nella mostra -nel catalogo sono riprodotti in foto e corredati di schede
esplicative- insieme ad alcuni reperti metallici e ceramici. Grazie all'
intervento tempestivo dei restauratori del Museo di Civitavecchia, è stato
possibile esporre i pezzi più significativi del materiale rinvenuto per
consentire al pubblico di avere un approccio non solo descrittivo con
quella che era la realtà quotidiana di una città medievale.
La ricerca in atto non si limita ad esaminare la città di per sè, ma,
ribadendo il concetto già espresso a proposito della fruizione del "bacino
archeologico", prende in esame la situazione topografica della bassa
valle del Mignone, in cui Cencelle si trova, nei diversi periodi storici.
Attraverso carte in cui sono segnalati i rinvenimenti ed i toponimi preistorici
e protostorici, etruschi, romani, medievali e moderni, ci si può fare
un' idea della storia del territorio dal punto di vista politico, culturale
e geografico. I toponimi infatti offrono una via suggestiva per studiare
l' immaginario ed il territorio nel tempo, dei quali abbiamo delle tracce
attraverso il ricordo di antiche battaglie ("Torre d' Orlando",
"Monte Turco"), o di leggendari tesori ("Ara della Regina")
o, invece, di strutture realmente esistite ("Castellaccio",
"Casale S. Maria", "Poggio Cisterna") che caratterizzavano
il paesaggio locale.
Molteplici sono quindi gli spunti che si hanno da questo tipo di indagine
così complessa e stratificata, come dimostra il fatto che, a distanza
di sole due campagne di scavo (tre mesi circa), sia già possibile divulgare,
a volte giustamente in via ipotetica, i primi risultati. Ed è allo stesso
tempo significativa la scelta di presentare la mostra sia alla "Sapienza"
che a Tarquinia, rendendo quindi partecipi gli addetti ai lavori come
la gente del posto.
Francesca Zagari
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