Recensione
a AA.VV., Les Premiers Monuments Chretiens de la France. Vol. II. (Sud-ovest
e centro), Parigi, Ed. Picard, 1996
L'uscita del
secondo volume del corpus dei monumenti paleocristiani della Francia è
certamente un evento importante e come tale merita di essere segnalato.
La partecipazione dei migliori nomi dell'archeologia francese, quali Adam,
Fevrier, Duval, Guyon, Picard, Luce Pietri, Sauget e tanti altri ancora
garantisce la validità di un progetto che si evidenzia per il rigore,
la capacità di sintesi ed insieme per la volontà di fornire una visione
globale che concili lo studio del singolo monumento con la storia e la
topografia del territorio nel quale è inserito.
Il lavoro è un inventario archeologico dei luoghi di culto cristiani dagli
inizi fino all'età carolingia. Le regioni indagate sono le attuali Aquitania,
Auvergne, Centre, Limousin, Midi-Pyrénnées, Pays de la Loire, Poitou-Charente.
Leggiamo nell'introduzione di Louis Marin che i monumenti pubblicati,
ca. 50, sono certamente pochi rispetto alla vastità del territorio in
esame: da qui la considerazione di come, a fronte di ricerche spesso di
avanguardia e prodighe di risultati quali quelle storiche, che si basano
su una ricchezza di dati documentari, l'archeologia cristiana in Francia
(sia lo scavo che l'indagine architettonica come quella epigrafica) segni
ancora il passo. Marin giustamente si lamenta di assenze importanti nel
volume, come ad esempio Bourges, ma con lui riconosciamo la validità dell'opera
anche solo come bilancio delle conoscenze attuali.
Il piano di lavoro è, sulla scia de La Topographie Chretienne des Cités
de la Gaule, un esempio ed un modello di come all'interno della gabbia
schematica di un "corpus" si possano indicare i dati essenziali
che servono a conoscere il monumento ed insieme evidenziare le eventuali
problematiche ancora aperte; il "corpus" diviene così non un
semplice elenco di oggetti ma un indispensabile strumento di base per
qualsiasi tipo di ricerca. Dapprima una cartina con l'indicazione dei
siti, poi un'introduzione storica e topografica, poi la scheda del singolo
monumento, in cui sono compilate le voci riguardanti la localizzazione,
le fonti, la storia degli studi, la descrizione del monumento, gli arredi
e l'impianto decorativo, l'interpretazione e, voce interessante e nuova
che dà un tocco di attualità alla ricerca, il suo stato di conservazione.
Foto, rilievi e piantine impeccabili corredano le singole schede.
La lettura di questa interessante opera illustra lo stato di conoscenza
attuale degli ipogei, chiese, santuari, monasteri, battisteri delle regioni
francesi in esame.
E' l'occasione di vedere in una sintesi pressoché definitiva monumenti
da tempo indagati, come la Basilica cimiteriale di St. Bertrand-de-Comminges
(scheda di Guyon e Paillet), che si insedia all'interno di una villa urbana
e che scavi recenti permettono di datare a non prima del 430-40.
Oppure è l'opportunità di conoscere nuove interpretazioni, come quella
che nella sua scheda postuma Fevrier propone per il Battistero di S. Giovanni
Battista a Poitiers. Questo è un edificio complesso, unico nella sua forma,
un'aula rettangolare con abside poligonale e nartece, che si viene ad
insediare all'interno di un quartiere abitativo con impianti produttivi
in vita almeno fino alla metà del IV secolo, e che in passato si è voluto
vedere come resto di una domus ecclesiae o di uno xenodochium.Il compianto
studioso rilegge il monumento e, sulla base di varie considerazioni, ne
abbassa la datazione al VII secolo.
Ancora la lettura del volume fornisce inoltre lo spunto per affrontare
edifici che presentano problematiche interessanti e ancora non risolte.
E' il caso per esempio della Chiesa dei SS. Gervasio e Protasio a Civaux
(scheda di J.C. Papinot), che presenta la prima sicura attestazione solo
nell'862, come chiesa e cimitero merovingio, e che si viene a porre, secondo
uno schema interessante e particolare, a lato della cella di un tempio
romano distrutto ma non occupato dal nuovo culto, e con un battistero
che viene ad essere costruito sull'altro lato della cella. Che cosa impediva
l'utilizzo della struttura romana?
Da ultimo è finalmente l'opportunità di dare valore storico e monumentale
a luoghi minori, come ad esempio l'Eremo di St. Til a Brageac (scheda
di G. Fournier), messo in luce nel 1984 dopo una segnalazione di scavi
clandestini. Si tratta di un piccolo edificio rettangolare costruito poveramente
in pietre scistose alloggiate in argilla, con un pavimento in terra battuta.
Presentava una scala d'accesso. Lo spazio interno era organizzato in modo
estremamente semplice, con una sorta di sedile-banco su un lato, e con
una struttura interpretabile come altare sull'altro; a lato di essa un
pozzo.
Le parole spietate e fataliste che concludono la scheda di Fournier sotto
la voce "stato di conservazione" danno infine l'ultima concreta
valenza a questo imponente lavoro dell'archeologia cristiana francese.
I ruderi dell'eremo non sono stati ricoperti dopo lo scavo e "la
dégradation est rapide": la tutela dei resti del passato che giungono
fino a noi passa attraverso la corretta indagine archeologica ma ha bisogno
infine della sua edizione e valorizzazione, anche come singola scheda
all'interno di un voluminoso corpus.
Gianfranco De
Rossi
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