RECENSIONI
E NOTIZIE SCAVI
Recensione
del XII Convegno Internazionale di Studi "L'Africa Romana",
Elisabetta Garau
“L’organizzazione
dello spazio rurale nelle province del Nord Africa e nella Sardegna “
è stato il tema del XII Convegno Internazionale di Studi dell’Africa
romana, svoltosi recentemente ad Olbia (SS).Il simposio, organizzato dall’Università
di Sassari d’intesa con l’Association Internationale d’Epigraphie
Grecque et Latine e ll’Institut National du Patrimoine (Tunis), ha
offerto l’occasione ad un folto numero di studiosi italiani e stranieri
di illustrare, nel corso di tre intensissime giornate, i più recenti esiti
delle loro ricerche.
Per quanto concerne i contributi relativi ad eta successiva a quella classica,
gli interventi hanno riguardato le testimonianze relative a differenti
momenti storici e a diversi ambiti regionali del bacino mediterraneo.
Per il Nord Africa le novità più rilevanti sono quelle legate ai rinvenimenti
effettuati ad Uchi Maius,nell’Africa Proconsolare da S.Gelichi (Pisa)
e M.Milanese (Genova e Sassari). Il loro contributo, intitolato “Problemi
della transazione verso il medioevo nell’Ifriqya: primi dati dallo
scavo di Uchi Maius”,ha illustrato i risultati conseguiti nel corso
delle indagini svolte a Uchi Maius, , nell’ambito di un progetto
nato dalla collaborazione tra l’Università di Siena e l’Insitut
International du Patrimoine de Tunis.E’ stato innanzitutto ribadito
il concetto che il passaggio all’età altomedievale non deve essere
visto contrappuntato dalla crisi, bensì, secondo un’ottica più aperta,
sotto l’insegna del mutamento. Infatti la crisi del mondo maghrebino
si fa avvertire più tardi, cioè nel XIII sec. Ad Uchi Maius oggetto delle
indagini sono state la cittadella bizantina e la zona dove si pensa fosse
ubicato il foro.Nel primo caso è stato evidenziato un insediamento islamico,
per alcune strutture del quale furono impiegati materiali di spoglio.
L’Unico degli ambienti scavati ha restituito fasi di XI - XII sec.:
tra i resti ceramici spiccano frammenti di invetriata a poisson.
Lo scavo eseguito nella zona del foro ha mostrato che questo subì delle
ristrutturazioni in età tarda. Sono documentati livelli di occupazione
posteriori al V sec.d.C., con edifici realizzati con materiale di spoglio,
quando era stata ormai sancita da tempo la caduta in disuso della sua
funzione pubblica.
Documentati,peraltro,in una zona periferica rispetto al foro attività
produttive risalenti ad età bizantina, consistenti in due fornaci per
la fabbricazione della calce. Il Nord Africa è stato anche al centro dell’intervento
di P.Spanu (Cagliari) e R.Zucca (Roma) intitolato “Le diocesi rurali
della Proconsularis e della Byzacena: aspetti storici ed archeologici”,
fondato precipuamente su un’analisi delle fonti, da cui si evince
che il cristianesimo non fu preminente nelle aree rurali come in quelle
urbane. Tuttavia in un documento del tempo di Cipriano risulta che già
prima di Costantino esistevano aree rurali cristianizzate. Nella Proconsolare
i centri urbani sono più numerosi della Byzacena. Infatti quest’ultima
vanta la presenza di vescovi ordinati nei saltus e nelle villae e non
nelle città, come invece si è visto per la Proconsolare. Alcune diocesi
rurali sono individuabili nei toponimi con suffisso -iana: la Proconsularis
ne è priva, mentre la Byzacena ne annovera un numero consistente (Dionisianus
e Victorianensis ne sono un esempio).
Le ricerche archeologiche in ambito rurale hanno dato le risposte attese:
presso Sufetula un complesso episcopale a cui è annessa anche un’area
funeraria offre un eloquente esempio.
Sulla stessa area geografica e culturale è stato incentrato il contributo
“La cristianizzazione degli spazi rurali in Proconsolare e Byzacena:
proposte per una strategia di studio” di D:Artizzu (Roma). Le evidenze
archeologiche cristiane si sono rivelate più numerose grazie alle nuove
prospezioni. Come area campione è stata scelta la Byzacena che è stata
distinta in tre parti: la zona di Capo Bon, cioè quella verso il mare,
la zona interna fino a sud a Mactar, quindi la zona occidentale. Le diocesi
più numerose sono risultate quelle rurali. Tra le zone sopraindicate è
quella esterna, cioè occidentale, a vantare il novero più alto, mentre
il minimo si è registrato nella zona di Capo Bon. Le ricerche hanno dimostrato
che il donatismo fosse diffuso nelle campagne, sedi fiorenti dal punto
di vista agricolo. Si è inoltre stabilito che la cristianizzazione sia
avvenuta più lentamente in zone meno allettanti dal punto di vista economico.
Interessanti considerazioni circa il rapporto tra Spagna e Nord Africa
sono scaturite dall’intervento di Marc Mayer Olivié (Barcelona) “Los
contactos entre el norte de Africa y la costa del Conventus Tarraconensis”
.Nei secoli IV-VI l’influenza africana è molto forte. Dopo il VI
inizia progressivamente a diminuire. L’esempio di Barquino è piuttosto
eloquente: il clima culturale tra il IV e VI sec. è quello africano, come
i materiali ceramici e i mosaici sepolcrali mostrano chiaramente. Altro
caso non meno significativo è rappresentato dalla città di Tarraco -siamo
nella prima metà del V sec.- donde proviene un sarcofago realizzato presumibilmente
in un’officina di Cartagine dove è stato rinvenuto un esemplare analogo.
Per quanto riguarda la Sardegna, sono stati evidenziati, nell’ambito
di due contributi, iteressanti fenomeni di persistenza di insediamenti,
alcuni dei quali già documentati in età preistorica.
Dati interessanti sono emersi dal contributo “Città e campagna in
età repubblicana: il caso di Tres Bias (Tinnura -Nuoro)”,nel corso
del quale l’autore M.Madau (SS) non ha mancato di illustrare anche
le fasi più tarde riferibili al riutilizzo del nuraghe - ubicato tra la
cittadina di Bosa e l’entroterra-che parrebbero ascriversi ad età
altomedievale in base all’evidenze ceramiche costituite da frammenti
di ceramica stampigliata e impressa a pettine.
In un’area non lontana da quella sopraindicata si è svolta la campagna
di ricognizione di M.Biagini (Genova) i cui risultati sono stati esposti
nella comunicazione intitolata “Archeologia del territorio nell’ager
Bosanus:ricognizioni di superficie nel comune di Magomadas(Nuoro).La
zona oggetto dell’indagine si è rivelata particolarmente interessante
dal punto di vista toponomastico. Interessante fenomeno di continuità
insediativa dal V a.C. al VI d.C. è rappresentato dal nuraghe di S.Nicola,
nelle cui vicinanze è ubicata la chiesetta medievale intitolata a S.Nicola.
Altro caso di persistenza è stato riscontrato anche nella zona di S.Maltine
nei pressi di una villa rustica, zona frequentata da età romana al VI
sec.d.C. Inoltre alla base di detta struttura sono stati individuati i
resti di un villaggio medievale. Le ricerche hanno stabilito che le zone
preferite dagli insediamenti evidenziati erano quelle fertili e ricche
d’acqua. Delle zone d’altura, naturalmente poco ospitali, venivano
sfruttate solo quelle precedentemente interessate da insediamenti nuragici.
Elisabetta Garau
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