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ASPETTI DELLA VITA COLLETTIVA

Deformazione artificiale dei crani nelle popolazioni germaniche altomedievali

Gli studi craniometrici hanno mostrato come esistesse, tra alcune popolazioni germaniche, una pratica rituale curiosa e allo stesso tempo molto significativa: la deformazione del cranio, ottenuta attraverso fasciature o legature che costringevano le ossa craniali a saldarsi prendendo una forma decisamente oblunga.
Ovviamente tale deformazione non comportava alcun problema dal punto di vista fisico, ma la si può considerare una semplice moda, un costume estetico: al bambino che ha, come noto, le suture craniali ancora molto aperte, veniva semplicemente impresso uno sviluppo del cranio verso l’alto, ottenendo quindi una forma della testa più verticale.
Ma qual’era l’effetto di questa deformazione sugli individui ? Oltre alla testa, che diventava più sviluppata in altezza e quindi, più imponente, e alla statura che si elevava, erano i tratti somatici le evidenze che senza dubbio dovevano risultare più immediatamente percepibili: per l’effetto di tale deformazione sulla fronte, sugli zigomi e sul taglio degli occhi, bisogna immaginare che gli individui prendessero caratteri somatici asiatici o, se si preferisce, mongolici.
Perché, senza addentrarci sulla discussa questione della diffusione numerica del fenomeno, alcuni longobardi, ostrogoti e, in maggior numero, burgundi di IV, V e VI secolo vollero praticare questa deformazione ? La denominazione spesso invalsa di “deformazione rituale” non offre una esauriente spiegazione: certamente si tratta di un costume molto antico, di origine orientale, almeno per quanto risulta dai ritrovamenti archeologici. Sul “perché” si possono fare molte ipotesi, e molte di queste sono connesse con una funzione in qualche modo “rituale” di questa pratica: motivi religiosi, di prestigio, di distinzione familiare, etc.
Ma cosa poteva spingere, per esempio, guerrieri burgundi del V-VI secolo, stanziati da decenni in Alta Savoia, a far adattare ai propri bambini questi caratteri “mongolici”, a renderli “diversi” dagli altri ?
Si trattava forse di sacerdoti, oppure di capi militari, oppure di individui personalmente legati al periodo in cui i burgundi, come altre popolazioni germaniche, erano stati sotto il controllo - da sudditi e spesso da fedeli alleati - dell’impero unno ? Quest’ultima sarebbe una spiegazione ben logica che risolverebbe rapidamente la questione; ma se può valere senza dubbio per alcuni casi, non risponde affatto al problema di una “ricerca della diversità” da parte di alcuni individui germanici e, si badi bene, solo germanici, stanziati nell’ormai sconfitto e dissanguato impero romano occidentale.
Allora, perché ?

Diffusione del fenomeno
Le popolazioni che sembrano, in percentuali differenti ma comunque minoritarie (si tratta in genere di un 1-5 % di crani deformati), interessate al fenomeno della deformazione sono i burgundi, i franchi, gli alamanni; esistono inoltre delle indicazioni che fanno pensare agli ostrogoti (o agli gepidi) e anche ai longobardi.
Origine orientale
La percentuale di crani deformati tra gli Alano-Sarmati (a base germanica, stanziati all’epoca in aree orientali) vissuti tra il II e il IV secolo dC risulta vicina all' 80 %.
Ricerca della diversità
Molto importante è il fatto che nella necropoli svizzera di Sezegnin tutti gli individui con crani deformati siano stati disposti in uno stesso limitato settore del cimitero.

Per la bibliografia recente si veda:
L. Buchet, "La déformation cranienne en Gaule et dans les régions limitrophes pendant le haut Moyen Age: son origine - sa valeur historique", in Archéologie Médiévale, XVIII (1988), pp. 55-72
Per l'inquadramento del problema e la sua origine:
I. Kiszely, The origins of artificial formation in Eurasia, B.A.R., International Series, 50, London 1978

Fabio Giovannini

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