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RECENSIONI E NOTIZIE SCAVI

Recensione a A. Augenti, Il Palatino nel Medioevo, Ed. Erma di Bretschneider, Roma, 1996

E' il destino dei più importanti siti archeologici dell'età classica subire da parte degli addetti al lavoro e degli appassionati la immancabile lamentazione sull'assenza o per meglio dire la presenza sommessa delle testimonianze lasciate del passato a noi più prossimo, sia esso medievale o moderno.
E se oggi è per noi facile puntare il dito sugli archeologi-antiquari dei secoli scorsi, sempre testimoni, spesso conniventi se non autori delle distruzioni o delle omissioni che oggi rendono più difficile la lettura di tutto ciò che non è "classico", tuttavia dobbiamo non limitarci alla presa d'atto, ma rintracciare e ricucire i fili di un passato volutamente cancellato e dimenticato; perchè grande è il rischio nell'età moderna di seguire un' "archeologia-spettacolo", considerando e valorizzando solo ciò che è visibile e noto, e bello, fino ad estrapolare l'oggetto dal proprio contesto, di nuovo volutamente dimenticando la presenza di un prima e di un dopo, e di un altro.
E' opera meritoria dunque il lavoro di Augenti, perchè illustra lo stato della questione, arricchendo le attuali nostre conoscenze con ragionevoli dubbi e con nuove proposte di interpretazioni; ed è un importante punto di partenza per nuove ricerche, soprattutto quelle sul terreno, anche se risulta essere sempre più difficile ormai riuscire a rinvenire sul Palatino stratigrafie post-classiche significative e ancora intoccate.
Augenti divide il suo libro in due parti: una prima, che segue un filo cronologico; un'altra che posiziona topograficamente, attraverso l'ausilio di schede, le testimonianze archeologiche trattate nella sintesi precedente. Valida e ricca la seconda parte, che risulta essere un'utile miniera per la ricostruzione storica e topografica; interessante il lavoro di sintesi della prima parte, che propone un nuovo sguardo d'insieme con l'ausilio delle più recenti acquisizioni, e con l'esercizio di una sapiente ricerca del certo, discernendo e ponendo ragionevoli dubbi anche su letture ed interpretazioni comunemente accettate.
Il quadro che Augenti ci illustra è quello della vita di un luogo fondamentale nella storia della Roma antica e che continua ad essere centro di potere almeno fino alla cesura della metà dell'VIII secolo, quando la Chiesa, che si era proposta in antagonismo fino a sostituire, anche sul Palatino, l'ultima autorità civile dell'Impero Romano, decide di tornare al Laterano.
Se hanno finalmente una nuova luce gli elementi di continuità nel Palatino medievale, più facili ad individuarsi sono quelli di discontinuità, che devono essere ragionevolmente inseriti in una visione globale: quali ad esempio il degrado urbano segnato dall'utilizzo a discarica di rifiuti della zona sud-occidentale, o dall'abbandono di numerosi edifici sparsi per tutta l'area del colle. Importante è anche aver collocato in un preciso contesto storico la conquista da parte della Chiesa del colle e dei suoi luoghi di propaganda e di potere, e di averla seguita attraverso lo svolgersi di modalità, del resto ben conosciute in Occidente, che sono una sapiente, lenta e continua sovrapposizione/sostituzione non traumatica dei culti pagani e dell'amministrazione imperiale. Restano insoluti ed aperti numerosi problemi, pur se con la ricerca di Augenti si sono poste le basi per un tentativo di risoluzione. Ne cito solo alcuni: la presenza delle sepolture (occasionali, o vicino ad abitazioni, o pertinenti a luoghi di culto?); oppure le forme di utilizzo dei possenti ruderi prima della riorganizzazione farnesiana, che segna chiaramente la fine del Medioevo sul colle.
Un ultimo ma fondamentale problema di metodo balza agli occhi in questo tipo di indagini, quali quella intrapresa da Augenti, che paiono a tratti difficili se non disperate: come valutare i dati provenienti dalla ricerca archeologica del passato?. Una possibile risposta è nel coniugare il rigore di acquisite metodologie con la passione propria degli storici-antiquari, scavando e ricostruendo senza dare nulla per facile e scontato: e spesso si può riuscire nell'intento, come ad esempio possiamo leggere e gustare in un'emblematica nota 57 a p. 56 del nostro libro.
Arricchiscono la pubblicazione cinque brevi e interessanti appendici monografiche: Un anfiteatro tardoantico sul Palatino; La necropoli di Santa Maria Antiqua; Lo scavo presso le Arcate Severiane: primi risultati (con il contributo di Nicola Marletta e Massimiliano Munzi); Reperti scultorei altomedievali; Documenti inediti sulla famiglia Frangipane.

Gianfranco De Rossi

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