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RECENSIONI E NOTIZIE SCAVI

A proposito del convegno su La ceramica nel Sinis. (24-26 ottobre 1996)

Alcuni mesi or sono le due località di Oristano e Cabras hanno ospitato il Convegno “La ceramica racconta la storia”, organizzato dall’associazione culturale oristanese “Ossidiana” e incentrato sul tema “La ceramica nel Sinis”. L’iniziativa, giunta al suo secondo appuntamento - il primo risale al 1994 -, si è confermata come importante punto di incontro tra quanti, nel panorama isolano, sono costantemente impegnati nello studio della ceramica e delle problematiche ad essa connesse.
Al periodo post-classico è stata riservata la sessione conclusiva “Le ceramiche medievali e moderne”: attraverso una puntuale analisi dei reperti ceramici, tre contributi hanno focalizzato l’attenzione su momenti particolarmente significativi delle più tarde fasi culturali dell’isola.
“Ceramiche d’uso e prodotti dell’industria artistica minore del Sinis” è il titolo della relazione di P.B.Serra (Cagliari)il quale ha illustrato una serie dettagliata di materiali rinvenuti sia nella città punico-romana di Tharros sia in zone a questa prossime. Una fitta rete commerciale con l’Africa , segnatamente in età vandalica, è rappresentata dalla sig.ch.D e dalle lucerne. La compresenza di lucerne cristiane-le più numerose- e giudaiche parrebbe configurare Tharros come sede di diverse comunità religiose. Sono inoltre presenti lucerne a navicella risalenti al VI sec. Al VI-VII sec. risalgono alcuni esemplari di oreficeria, quali gli orecchini a globo mammellato -tipologia largamente nota agli specialisti del settore- provenienti da una tomba di S.Giorgio di Cabras, presso Oristano. e gli orecchini a filo ritorto tradizionalmente attribuiti ad età punica.
La comunicazione dal titolo “Ceramiche da un contesto cabrarese” di D.Salvi (Soprint.CA e OR) ha invece illustrato i reperti ceramici individuati sul fondo di un pozzo - verosimilmente per il filtraggio dell’acqua, situazione già nota sia nell’Isola sia in un contesto peninsulare di estremo interesse quale è Luni. I frammenti appaiono tutti ingobbiati sotto vetrina ed esternamente nudi. Laproduzione locale di questi è evincibile dagli impasti e da certi motivi decorativi tipicamente isolani, quali i fiori e le onde. Le forme parrebbero rimandare a ceramica da mensa: figurano infatti un fr. di ciotola con decorazione a fiorellini - per cui si può individuare una matrice nella decorazione spagnola a prezzemolo - e un fr.di piatto con decorazione a foglie appuntite che richiama quella spagnola a foglia di cardo. Detti reperti sono inquadrabili nel XVI sec.
Nonostante il numero esiguo, i suddetti reperti sono tuttavia utili in vista di una carta di distribuzione, come ha sottolineato la responsabile dell’intervento, gettando così luce sulle prospettive che si aprono allo studio delle ceramiche di produzione locale. M.Dadea ha infine presentato con le “Ceramiche giudicali dalla domestìa di Santu Jaccu in agro nurachese” i risultati, seppur ancora non definitivi, del suo studio su alcune ceramiche rinvenute nel corso di una ricognizione. I materiali oggetto di detto contributo parrebbero rimontare tutti al terzo quarto del XIII sec. La pur non consistente cramica di importazione, quali graffita arcaica, maiolica arcaica pisana, spiral ware, conferma il ruolo di crocevia assunto dalla Sardegna nell’ambito del commercio mediterraneo nel Medioevo. Quanto alla produzione ceramica locale, questa è rappresentata precipuamente dalle anforette acrome depurate e decorate a pettine.
Nel corso del dibattito conclusivo è stata sottolineata con forza l’importanza di intensificare gli studi della ceramica d’età post-classica - sotto l’insegna della quale va obbligatoriamente compresa anche la ceramica postmedievale -, che in Sardegna,rispetto a quella di età precedenti,non gode a tutt’oggi dell’attenzione dovuta.

Elisabetta Garau

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