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Recensione della conferenza su "Le ultime scoperte in Giordania"

Lo scorso 15 maggio Padre M. Piccirillo (St. Bibl. Franc. Jerusalem) ha illustrato, presso l’Università di Roma "La Sapienza", i risultati degli scavi in Giordania, e precisamente a Madaba.

Detta città, posta a 30 km. a S di Amman, è famosa soprattutto per il mosaico pavimentale noto come "Carta di Madaba", che ha costituito il fulcro della conferenza. Trattasi di un documento di estremo interesse perchè è la carta geografica più antica in ambito tardoromano. E’ altresì importante sia come documento di geografia biblica sia come attestazione dell’artigianato musivo del VI sec. in Giordania.

L’esistenza della città di Madaba era nota agli studiosi della Bibbia, i quali ne avevano desunto l’ ubicazione sull’altipiano di Moan, a sud di Amman. Per lungo tempo Madaba era conosciuta solo come città di passaggio lungo il tragitto per Petra. Iniziò a destare un certo interesse solo verso la metà del secolo scorso, quando tra le rovine di questa città un gruppo di famiglie provenienti da Kerak fissò la loro nuova sede.

Nel 1887, durante i lavori di ricostruzione della chiesa greco-ortodossa, fu scoperta la Carta di Madaba. In seguito anche altri mosaici furono messi in luce. Sia per Madaba sia per le zone adiacenti il periodo più ricco è la seconda metà del VI sec., al tempo cioè del vescovo Sergio di Madaba (570-602 d.C.).

Padre Piccirillo ha sottolineato quale risonanza ebbe la scoperta di questi mosaici, ai cui studi si è dedicato recentemente (1989) H. Donner, il quale ha coordinato l’intera operazione di restauro di detti mosaici. Inoltre al fine di salvarguardare i mosaici è stata fondata la "Madaba Mosaics School", la prima scuola di restauro di mosaici in Medio Oriente.

Nell’ambito di un progetto per la fruizione pubblica nonché per la tutela e la salvaguardia della città è stato realizzato un parco archeologico, inaugurato quattro anni fa.

Per quanto concerne le più antiche vestigia di Madaba, queste parevano rimontare fino al XIII a.C.; tuttavia le indagini svolte un anno fa consentirebbero di poter risalire fino al 3000 a.C. ca. La città romana e bizantina fu spostata verso N. Del periodo romano permangono alcune importanti evidenze quali l’asse viario principale con direzione NE/EW.

Alla seconda metà del VI sec. appartiene il numero più consistente di chiese. Tra queste, quella intitolata alla Vergine, sotto la quale venne alla luce, nel 1982, un mosaico. Per la costruzione di questo edificio venne ripreso un monumento a pianta circolare di età romana, un tycheion. Tra gli edifici di culto va annoverata anche la chiesa degli Apostoli, ubicata lievemente all’esterno della cinta urbana: anche in essa fu riportato alla luce un mosaico eseguito nel 578 d.C. sotto il vesacovo Sergio. Altro monumento di una certa importanza è rappresentato dalla Cattedrale, con abside rivolta ad W, e risalente alla fine del V - inizi VI sec. Padre Piccirillo ha inoltre menzionato la chiesa dei Martiri e quella del profeta Elia, edificata su terreno vergine all’inizio del VI sec.

La maggior parte dei monumenti nel settore N trovasi lungo la strada romana.

Il relatore ha sottolineato che l’obiettivo principale delle indagini a Madaba era quello di individuare l’assetto urbano e l’ubicazione degli edifici civili in età bizantina, tra cui spiccano due palazzi: l’Ippolito - che è il limite N della città - e il palazzo Cruciato. Sempre nel settore N sono state individuate anche delle semplici abitazioni, la cui pianta è costituita da piccoli ambienti disposti intorno ad un cortile centrale.

La scoperta della Carta risale al 1896, oggi visibile all’interno di una chiesa ortodossa. E’ una strisciata da N a S, cioè in senso orizzontale nella chiesa, rivolta verso E per chi andava in direzione del presbiterio.

Sul mosaico sono indicati numerosi simboli geografici e ben 150 toponimi. Se da un lato pare chiaro che il mosaicista ha riservato un certo spazio a proprie annotazioni poiché conoscitore di determinate zone, dall’altro ha tenuto presente documenti già esistenti - come l’Onomasticon di Eusebio di Cesarea e precedenti fonti cartografiche. Pertanto a riprova del fatto che l’artigiano dovesse disporre di più fonti, episodi come il battesimo sono riportati come avvenuti sia ad E sia ad W del fiume.

Sulla Carta, in cui compaiono Egitto, Palestina, Giordania, sono chiaramente indicati i limiti della Terra Promessa: ad W figura il Mediterraneo, il Nilo, a N il territorio di Damasco, ad E le città di Petra e Bosra, mentre a S il Sinai.

Nella mappa i centri sono rappresentati dalle vignette - che altro non sono se non rese topografiche idealizzate -: in esse sono raffigurate caratteristiche fisiche e simboli relativi a detti centri. Una delle vignette più articolate raffigura Gerusalemme. Questa in quanto centro spirituale dell’ecumene, è al centro della mappa. Dalla presenza della Nea Theotokos, costruita nel 542 da Giustiniano, disponiamo di un terminus-postquem per l’esecuzione della Carta. Nella vignetta raffigurante Gerusalemme sono rappresentati numerosi edifici per i quali si è tentata anche un’identificazione sulla base di fonti letterarie pertinenti alla caduta della città santa in mano persiana, avvenuta nel 614. Il monumento più significativo è ovviamente l’Anastasis.

La mappa è altresì corredata da numerose epigrafi in lingua greca, di cui le più brevi sono didascalie dei luoghi raffigurati, mentre quelle più estese riportano passi della Bibbia.

Elisabetta Garau

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