Una nuova importante
area archeologica emersa in seguito alla programmazione edilizia di
Colleferro (RM)
Tra la primavera e l’estate dell’anno 2004 a seguito dei
sondaggi preventivi condotti nell’ambito del Piano Edilizio integrato
di Colle Pantanaccio/Via Fontana dell’Oste veniva effettuata un’importante
scoperta archeologica
I sondaggi di scavo condotti sotto la direzione scientifica della Soprintendenza
ai Beni Archeologici del Lazio (Dr.ssa Marisa De Spagnolis) e dell’Antiquarium
Comunale Dr.Angelo Luttazzi) hanno portato alla luce una serie di elementi
connessi con la captazione e forse l’utilizzo dell’acqua
per funzioni che non è possibile al momento accertare.
Gli scavi e la successiva documentazione sono stati eseguiti da personale
specializzato che collabora con L’Antiquarium (Annamaria Pennese,
Rosaria Olevano, Daniela Mancini e Fabio Catracchia).
Il luogo è situato a ridosso del percorso di Via Fontana dell’Oste,
nei pressi di una vaccheria al cui interno si trova un fontanile che
dà il nome alla strada, ed immediatamente al di sotto del prolungamento
orientale di Colle S.Antonino dove insiste l’agglomerato edilizio
delle Case GESCAL.
Inizialmente è emerso un cunicolo di captazione per l’acqua
ed alcune canalizzazioni in relazione con esso. É scavato ad
una profondità di circa un metro e mezzo dal piano di campagna
in un banco argilloso molto duro e compatto, in alcuni punti le sue
pareti erano rinforzate da muri di teste di tegole (opus testaceum).
La condotta ipogea, alta circa un metro e settanta e larga una cinquantina
di centimetri correva per buona parte della valle fino forse a raggiungere
una sorgente, ancora oggi utilizzata posta al centro della depressine
valliva
Nelle vicinanze è stata rinvenuto un edificio a pianta rettangolare
delimitato a sud da un muro in blocchi di tufo
Poco oltre si trovava un lungo muretto costituito da ciottoli di calcare
in connessione con una cisterna in opera cementizia. Attigua ad uno
dei lati brevi della cisterna è stata rinvenuta una piccola “vaschetta”
in tufo probabilmente adibita alla raccolta dell’acqua.
Al margine sud dello scavo in prossimità della strada sterrata
di accesso ai cantieri è stata in parte delimitata una grande
struttura, forse abitativa, delimitata da blocchi di tufo che sembra
avere una pavimentazione anch’essa in tufo.
Tutto il complesso sembra ruotare intorno ad un grosso bacino artificiale,
scavato nel banco argilloso e delimitato da muri di calcare e tufo.
Su questo è stata condotta un limitato intervento di scavo che
tra l’altro ha permesso di recuperare le parti di un anfora da
trasporto, alta circa 90 centimetri (poi interamente ricostruita in
Museo dall’equipe di restauro del Gruppo Archeologico Toleriense,
guidata da Maurizio Barucca) di produzione Betica (Spagna meridionale),
diffusa in tutto il bacino Mediterraneo tra la fine del I secolo a.C.
e tutto il I secolo d.C., destinata al trasporto di salse di pesce.
Sono stati recuperati anche altri materiali ceramici che oltre a confermare
che il pieno sviluppo del sito è da collocarsi nell’ ambito
della fine della repubblica e la prima età imperiale con un attardamento,
almeno sino al III-IV sec.d.C.
Le emergenze archeologiche occupano un area di circa 900 metri quadrati
ma chiari segnali indicano uno sviluppo del complesso ben oltre l’area
indagata, portandolo ad est a lambire il moderno percorso stradale.
L’indagine archeologica ha interessato solo gli strati superficiali
e la programmazione futura dovrebbe prevedere una vera e propria campagna
di scavo finalizzata oltre che al recupero alla comprensione della destinazione
d’uso dell’area.
Tra le altre cose si sospetta che un’importante iscrizione di
un Duoviro trovata , sempre nel 2004, a poche centinaia di metri di
distanza, sia stata trasportata da un area posta proprio di fronte al
complesso archeologico e che quindi possa essere pertinente ad esso.
Vista la parzialità dell’indagini non si possono al momento
fornire indicazioni concernenti la funzione dell’intero impianto
anche se risulta chiaro il suo legame con lo sfruttamento dell’acqua.
La notizia della scoperta viene data solo ora per motivi di sicurezza
attinenti all’ubicazione del sito così a ridosso della
strada e dopo che si è provveduto al momentaneo reinterro delle
emergenze archeologiche.
Questa campagna di divulgazione delle notizie utilizzando sia i canali
informativi locali che quelli nazionali si è resa necessaria
in relazione fatto che in questo momento si stanno completando gli interventi
di urbanizzazione primaria e dovrà a breve essere stilato un
progetto di valorizzazione del luogo che preveda, naturalmente, lo scavo
archeologico, la valorizzazione e l’eventuale fruizione.
Il direttore dell’Antiquarium Comunale
Dr. Angelo Luttazzi