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Arles: rinascita di una città nel IV secolo d.C.

Il 13 giugno scorso nell’ambito dei Seminari di Archeologia Cristiana organizzati dall’Ecole Française de Rome, Claude Sintes, conservatore del Museo di Arles, ha tenuto la relazione “Arles du IVe au VIe siècle: l’apport des fouilles récentes” allo scopo di illustrare tramite diapositive le acquisizioni sulla storia tardo-antica del sito, ottenute grazie ad una nuova campagna di scavi. Dall’analisi delle strutture entro la cinta muraria della città e dai resti di abitato dei quartieri suburbani, si può affermare che Arles dopo una fase di decadimento nel III secolo d.C. riacquisti importanza in età costantiniana come nodo commerciale di smistamento e distribuzione delle mercanzie di tutta la Provincia, tanto da ottenere tra il IV ed il V secolo l’appellativo di Gallula Roma. A questa nuova fase corrisponde un programma monumentale di ampliamento e riutilizzo delle strutture esistenti voluto per primo da Costantino al fine di rendere Arles una degna residenza imperiale 1.
Iulia Arelate Sextanorum fondata da T.Claudius Nero per conto di Giulio Cesare sulla riva sinistra del Rodano, fu popolata dai veterani della VI Legio dopo la deportazione della popolazione indigena sull’opposta sponda del fiume: l’abitato, in origine esteso 40 ettari e compreso in una cinta muraria lunga 1640 metri, utilizza la via di raccordo con Marsiglia come decumanus, regolarizzata con andamento est-ovest. I lavori preliminari per la creazione del foro, del teatro e dell’arco di trionfo vengono iniziati da Ottaviano tra il 40 ed il 30 a.C. e completati tra il 25 ed il 10 a. C.: il foro augusteo, posto all’incrocio degli assi viabili principali, si estende per una superficie di 5200 m2 intorno al santuario del Genius Augusti, in seguito dedicato ai Lares, ed è circondato da portici poggianti su criptoportici; il teatro edificato nella zona est ed allineato al cardo, comunica col settore meridionale della città tramite un decumanus che sfocia nella sua parodos nord, e mostra un tipo di decorazione nella cavea centrale identica a quella dell’Arco trionfale del Rodano, porta monumentale settentrionale della città.
A questa prima fase segue un ampliamento del foro voluto da Tiberio (il forum adiectum aperto sull’asse maggiore del foro più antico), la costruzione del cosidetto “Arc admirable” nel settore sud-est della città, in simmetria con l’altro arco trionfale, e l’edificazione dell’anfiteatro in età flavia.
L’anfiteatro, datato da Sintes al 90/100 d.C., si trova a nord-est del foro ed è orientato in modo divergente rispetto all’asse della città; occupa una superficie di m.136, asse maggiore, per m.107, asse minore, ed è composto da sessanta arcate suddivise in due ordini di stile ionico. L’arena di roccia si estende m.69 per m.39 ed è separata da un alto muro dalla cavea, capace di ospitare 21000 spettatori.
Prima degli ultimi scavi, si riteneva che monumento “simmetrico” all’anfiteatro fosse il circo, costruito nello stesso periodo cronologico ma nel settore suburbano opposto, quello sud occidentale, in asse con un ponte di battelli sul Rodano; il ritrovamento di un bronzo di Antonino Pio ha smentito quest’ipotesi e Sintes ha proposto ora una datazione che vede il circo risalente al 149 d.C., quindi successivo all’anfiteatro. Il circo , con cavea di 28 piedi di larghezza e con un’apertura di 286 piedi da un podio all’altro, aveva una capacità pari a quella dell’anfiteatro ed era stato inaugurato dai Ludi circenses in memoria di Aulius Annius Camars, legato propretore della provincia d’Africa, all’inizio del II d.C..Nel Basso-Impero il circo fu centro di festività ufficiali: Costanzo II celebrò qui i fasti per il trentesimo anno di esercizio del potere nel 353, Costanzo III nel 407/8 inaugurò le fondazioni di un mausoleo dinastico impiantato parallelamente alle tribune dell’ippodromo, nel 461 si svolsero delle corse in presenza dell’imperatore Maioriano. Nel 508/9 Teodorico accordò alla città dei sussidi per la ricostruzione dei terrapieni, il che permetterà nel 548/9 lo svolgimento dell’ultimo concorso ippico storicamente attestato. Anche gli scavi testimoniano l’utilizzazione della struttura tra IV e V secolo dal momento che, nonostante le tracce di un abitato di capanne sistemato lungo il perimetro del monumento e lo sfruttamento a scopo abitativo degli alveoli interni, la pista rimane sgombra, perciò nello stato di garantire il normale svolgimento delle corse. Inoltre appare evidente una risistemazione del complesso durante la tetrarchia, o sotto Costantino, con un intervento di rafforzamento della spina grazie a contrafforti, con l’aggiunta di elementi decorativi su di questa, quali le metae e l’obelisco (secondo Sintes di granito europeo), e con l’utilizzazione a scopo ornamentale di lastre marmoree tagliate sul posto.
Il ruolo assunto da Arles come nodo di comunicazione tra la Gallia e Roma nel IV secolo porta ad un nuovo sfruttamento degli spazi disponibili e ad interventi di modifica anche nel foro: all’entrata dell’area il santuario voluto da Augusto e completato nel 39 d.C. viene restaurato da Costantino, il quale aggiunge un avancorpo all’edificio, mentre i criptoportici sottostanti vengono utilizzati come horrea delle derrate da smistare.
I criptoportici constano di due gallerie ad arcate lunghe m.90, alte m.4,50, larghe m.8,50, ciascuna delle quali è suddivisa in due corridoi da una fila di 50 pilastri rettangolari, con volte di m.3,30 di altezza; sui lati sud, est ed ovest luce ed areazione sono assicurati da spiragli ricavati nelle volte, la facciata nord, invece, è allo stesso livello del decumanus maximus a causa della forte pendenza naturale del terreno che determina l’affioramento progressivo del criptoportico da sud, dove rimane interrato, a nord, dove sale fino al livello del piano di calpestio. Proprio sul lato nord resti di mura venuti alla luce grzie allo scavo testimoniano la presenza di una scala che conduceva dal portico al decumanus.
Due sezioni della galleria nord, la est e la ovest, sono in comunicazione tra loro grazie ad un passaggio, presso il quale sono state rinvenute le basi di due colonne di granito: sull’architrave di queste è un’iscrizione in lettere bronzee che menziona i monumenti con i quali Costantino II abbellì la città ed i nomi dei personaggi che presiedettero ai lavori di costruzione (337-340). Nell’estremità est del passaggio è inoltre ricavata una cappella dedicata a S.Lucia, della quale oggi sono visibili resti dell’altare e di canalizzazioni.
Gli scavi hanno inoltre permesso di datare con maggiore precisione la grande sala ritenuta d’epoca costantiniana ed oggi datata anteriore a Costantino almeno di qualche decennio; era questa una depandance della terme, dette il “Palais de la Trouille” (dal tardo latino trullus, edificio circolare) o di Costantino, poste a nord del foro e ritenute a lungo erroneamente il palazzo imperiale. Dà nome al monumento un’abside rotonda con cupola dotata di tre finestre che montano vetri colorati, alla quale corrisponde una piscina con ipocausto alimentato da praefurnia laterali. Le ultime ricerche archeologiche hanno riguardato anche le zone suburbane, la Verrerie a Trinquetaille, sulla riva destra del fiume, l’Esplanade, l’Alyscamps, la zona del “Crèdit Agricole” e Jardin d’Hiver sulla riva sinistra : le villae di queste zone extra muros, ricche di splendidi mosaici, subiscono tutte una distruzione alla metà del III d.C.(240-300 d.C.), alla quale non segue una ricostruzione ma l’abbandono. Solo nel V secolo si assiste alla rioccupazione della Verrerie, da parte di un ceto sociale bisognoso come testimoniano i materiali riutilizzati nelle case, alla ricostruzione di una casa sulle rovine all’Esplanade, all’utilizzazione di un camino all’Alyscamps, alla creazione dell’abitato nella zona del circo, popolato da un ceto sociale più abbiente di quello della riva opposta del fiume, come dimostrano i rinvenimenti numismatici.
Alla luce delle nuove acquisizioni si può dunque ritenere che Arles, in decadenza nel III secolo, abbia un momento di rinnovata importanza commerciale e monumentale tra il IV ed il V grazie al progetto politico di Costantino e dei suoi successori, per poi perdere definitivamente significato come centro provinciale nel VI secolo, prima caduta nelle mani dei Visigoti (480 d.C.), poi in quelle dei Franchi (536 d.C.).

1 L’imperatore soggiornò nella città nel 316. Nel 313 fu trasferito qui l’atelier monetario di Ostia, nel 314 si svolse il Concilio sull’eresia donatista, nel V secolo Arles fu sede del Prefetto del Pretorio e della riunione dei delegati delle Sette Province.

BIBLIOGRAFIA: Amy R., "Les Cryptoportique d’Arles", in Les Cryptoportiques dans l’architecture romaine, Roma 1973, pp.275-291; Chevalier R., Provincia, Parigi 1982, pp.73 e segg.; Grenier A., Manuel d’Archeologie gallo-romaine , Parigi 1958, v.III 2; Gros P.- Torelli M., Storia dell’urbanistica. Il mondo romano, Roma 1992, pp.271 e segg.; Sintes C.,"Du nouveau sur l’Arles antique", Reveu d’Arles, 1, Arles 1987; Sintes C.-Rouquette J-M., Arles antique, Parigi 1989;

Si ringrazia per le traduzioni dal francese Sabina Alletto.

Michela Nocita

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