La Tabula
Peutingeriana
Uno dei più
importanti Itineraria pervenutici dal mondo antico è la Tabula Peutingeriana,
una copia medievale di una carta stradale risalente ad età romana.
Tale documento, attualmente conservato nella Biblioteca Nazionale di Vienna
sotto il nome di Codex Vindobonensis 324, fu rinvenuto nel 1507 da Konrad
Celtes, bibliotecario dellimperatore Massimiliano I, in luogo imprecisato
e deve la sua denominazione corrente al secondo proprietario, Konrad Peutinger,
cancelliere di Ausburg.
La Tabula, un rotolo di pergamena lungo m 6,80 e alto cm 34 composto di
11 segmenta in origine incollati fra loro e successivamente (nel 1863)
staccati in 11 fogli, contiene una rappresentazione che abbracciava tutto
il mondo conosciuto dagli antichi (Europa, Asia, Africa), che si estendeva
quindi presumibilmente dalle Colonne dErcole fino alle estreme regioni
orientali (India, Cina, Birmania, isola di Ceylon).
La mancata raffigurazione di Britannia, Spagna e parte occidentale dellAfrica
induce a supporre che una parte della Tabula sia andata perduta.
E bene notare che non si tratta di un vero e proprio documento cartografico
(basato su esatti rapporti di proporzione tra la raffigurazione e gli
elementi fisici reali), ma di un itinerario stradale che predilige la
segnalazione del sistema viario, scandito dalle stazioni e dai centri
più importanti e che trascura gli elementi geografici (rappresentanti
solo schematicamente, soprattutto quando siano in relazione col sistema
viario stesso, ad es. guado di un fiume, passo di montagna, ecc.).
La finalità della carta (itinerarium) e il suo sviluppo in senso longitudinale
comportano una notevole deformazione delle terre rappresentate e finiscono
per assumere una posizione diversa da quella reale rispetto ai punti cardinali.
I territori ritenuti più importanti occupano, inoltre, una superficie
maggiore rispetto a quella reale: in particolare lItalia, centro
dellimpero, si stende su ben cinque segmenta.
Venendo ad una descrizione più dettagliata della Tabula, rileviamo luso
di ben precisi colori per indicare i vari elementi fisici (in giallo la
terra, in nero i suoi contorni e la maggior parte delle iscrizioni, in
rosso il tracciato stradale, in verde i mari e i fiumi, in grigio giallo
e rosa le montagne) e di ideogrammi o vignette
che segnalano non solo la presenza di centri abitati più o meno importanti,
ma soprattutto i punti di snodo viario dai quali partivano strade secondarie
non indicate sulla carta e per la sosta o per una sistemazione notturna
o per il cambio dei cavalli, in funzione non tanto dei privati quanto
soprattutto degli addetti al cursus publicus .
Allinterno delle varie tipologie in cui è stato possibile classificare
i simboli grafici presenti sulla carta 1, si possono notare delle lievi
varianti operate su schemi fissi. Esse non rispondono ad una volontà di
rappresentazione realistica del paesaggio, ma servono semplicemente
a conferire vivacità ad una rappresentazione altrimenti monotona.
Strettamente connesso al contenuto grafico della carta è il problema della
sua datazione: se, infatti, alcuni elementi, soprattutto paleografici,
riconducono chiaramente ad epoca medievale (XI-XII o XII-XIII sec.), tuttavia
la sua concezione generale e la struttura compositiva nonché la presenza
di date segnalazioni geografiche riportano con evidenza ad età romana.
Gli studiosi non concordano però sullepoca esatta di redazione delloriginale
romano: le datazioni oscillano così fra III e IV sec. d.C., non escludendosi
aggiunte posteriori (di VIII-IX se. d.C.), nonché la persistenza di elementi
molto più antichi risalenti persino ad età augustea. Luciano Bosio 2 ritiene
che la tabula rappresenti in realtà la stesura finale di un itinerarium
pictum che ha raccolto nel tempo nuovi dati che divenivano man mano importanti
in relazione al sistema viario e politico dellimpero romano e di
cui si possono individuare almeno tre principali redazioni: quella di
età augustea (in relazione con lorganizzazione del cursus publicus),
quella severiana(legata ad una grande riorganizzazione dello stesso cursus
publicus), quella del IV sec. (come indicano alcuni elementi che riportano
con certezza ad unetà di crescente diffusione del cristianesimo).
Su questultima redazione sarebbero state operate successive aggiunte
nellVIII-IX sec. d.C., fino ad arrivare allattuale copia medievale.
1 A questo proposito
si veda lopera di A. e M. Levi, Itineraria Picta. Contributo allo
studio della Tabula Peutungeriana, Roma 1967.
2 L. Bosio, La Tabula Peutingeriana. Una descrizione del mondo antico,
Rimini 1983, p. 156.
Bibliografia:
W. Kubischek,
"Itinerarien", in Pauly-Wissowa, Real Encyclopaedie der klassischen
Altertumswissenschaft; K. Miller, Itineraria Romana, Stuttgart 1916; A.
e M. Levi, Itineraria Picta. Contributo allo studio della tabula Poitingeriana,
Roma 1967; E.Weber, Tabula Peutingeriana. Codex Vindobonensis 324, Graz
1976. - L. Bosio, La Tabula peutingeriana. Una descrizione del mondo antico,
Rimini 1983.
Domenica Tataranni e Sabrina
Violante
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