L' edizione critica del Canzoniere di Sennuccio del Bene, tesi di laurea
in Filologia Italiana di Stefania Di Nuzzo presentata presso il Dipartimento
di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università
degli studi di Roma " La Sapienza ", sessione estiva aa. 1993-1994
Il lavoro contribuisce
alla sistemazione della complessa tradizione testuale dell'opera di Sennuccio
del Bene, cui sono attribuiti con certezza 14 componimenti (8 sonetti,
3 canzoni, 2 ballate e una lauda).
Alla ricostruzione delle relazioni di Sennuccio del Bene con gli intellettuali
e i poeti del suo tempo è dedicato il primo capitolo, nel quale sono passate
in rassegna le testimonanze certe di una corrispondenza amicale e poetica
con Petrarca e i più labili indizi di contatti che egli ebbe con Dante
e Boccaccio.
Il del Bene appare quindi singolare personaggio, che visse con Dante l'età
degli esilii e delle speranze politiche ma condivise il tempo di Petrarca
e vide gli inizi della vocazione poetica di Boccaccio.
Il secondo capitolo è dedicato alla presentazione e alla descrizione dei
testimoni: si tratta di oltre 40 manoscritti dei secc. XIV- XVII, quasi
tutti codici- zibaldone della lirica italiana, nei quali si leggono, insieme
a Dante, i poeti toscani del Duecento e del Trecento.
L'analisi dei caratteri esterni ed interni dei manoscritti, l' esame del
contenuto dei codici e della sua disposizione in sequenze, lo studio delle
didascalie, delle attribuzioni e delle scritture marginali hanno consentito,
fin da questa fase, di avanzare una prima classificazione dei testimoni.
Questo lavoro complessivo di osservazione esterna ed interna è stato compiuto
per la prima volta; le precedenti edizioni infatti sono tutte insoddisfacenti
da questo punto di vista. Nelle ricostruzioni critiche di Szombathely,
Cuomo e Silvestro (M. Szombathely, Le rime di Sennuccio del Bene, Bologna
- Trieste 1925; A.M. Cuomo, Le rime di Sennuccio del Bene, Salerno 1927;
A.L. Silvestro, Sennuccio del Bene, Catania 1931 ) non vengono indicati
i criteri ecdotici né le fonti utilizzate. L' edizione Altamura ( A. Altamura,
Il canzoniere di Sennuccio del Bene, Napoli 1949 ) utilizza solo 36 testimoni
e il lavoro classificatorio è molto carente sia per la esiguità dei manoscritti
utilizzati, tra i quali non figurano molti codici di grande importanza,
sia per l'approssimazione dell'analisi testuale.
Alcune delle conclusioni cui l'autore perviene nell'analisi dei rapporti
tra i manoscritti sono poco convincenti e basate su scarsi riscontri testuali
mentre la scelta dei codici e delle varianti appare a volte determinata
da una propensione del gusto più che dall'evidenza testuale.
L'edizione Corsi ( Rimatori del Trecento, a cura di G. Corsi, Torino 1969
) ha il merito di ampliare il numero dei testimoni, citandoli di fatto
tutti. Il lavoro, limitato a 11 componimenti, consiste nel raffronto tra
il testo Altamura e i codici da lui non utilizzati, con un risultato di
pregio, grazie al quale il testo acquista una leggibilità sconosciuta
all'edizione precedente.
Il terzo capitolo è dedicato all'analisi dei testi, il cui esame conferma
e rafforza la classificazione dei testimoni già proposta sulla base dell'analisi
dei codici e ne precisa meglio la natura.
L'edizione delle rime è condotta singolarmente e con metodi diversi in
ragione della diversa tradizione testuale 2: dei tre sonetti in tradizione
unitestimoniale è stato stampato il testo dell'unico manoscritto, emendato
dai gravi guasti e liberato dalla veste linguistica settentrionale.
Per le rime IV, V, VI, VII, IX, X e XI è stato utilizzato sostanzialmente
il metodo di Lachmann, essendo possibile risalire a stemmata attendibili
sulla base dei rilievi testuali, o almeno alla ricostruzione di una chiara
configurazione dei testimoni.
Nel caso della canzone VIII lo stemma è stato ricostruito solo per i rami
bassi e il testo pubblicato è quello di uno dei rami della tradizione,
giudicato il migliore.
Per il sonetto in risposta al petrarchesco Sì come il padre del folle
Fetonte, proprio quest'ultimo si è rivelato preziosa fonte indiretta,
e per il sonetto XIV è stata seguito l'autografo petrarchesco di Vat.
lat. 3196.
Per la canzone XII sono stati individuati due stadii redazionali, dei
quali non sembra possibile precisare la natura ( varianti d'autore, interpolazioni,
doppio originale ).
La veste linguistica segue di norma il manoscritto Laurenziano XL 46 del
secolo XIV che riproduce sistematicamente i tratti del fiorentino del
Trecento. L'apparato critico, posto dopo il testo, è negativo.
1 La tavola
che segue riproduce la sequenza in cui sono state ordinate le rime nella
tesi di laurea in oggetto:
I L' alta bellezza
tua è tanto nova
II O salute d'ogni occhio che ti mira
III Non si potria compiutamente dire
IV Mirando fiso nella chiara luce
V Era nell'ora che la dolce stella
VI Amor così leggiadra giovinetta
VII Sì giovin bella sottil furatrice
VIII Da poi ch'i' ho perduta ogni speranza
IX Punsemi il fianco amor con nuovi sproni
X Amor tu sai ch'i' son col capo cano
XI La Madre vergin dolorosa piange
XII Quand'uom si vede andare in ver la notte
XIII La bella Aurora nel mio orizzonte
XIV Oltra l'usato modo si rigira
Stefania Di Nuzzo
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