Valeria Mouchet, Boccaccio e gli animali. Tesi di laurea, Università degli Studi di Roma Tre, a.a. 1998-99, relatore: Prof. Lucia Battaglia Ricci (ABSTRACT) Un censimento delle occorrenze di animali nelle opere volgari di Giovanni Boccaccio rivela la presenza di circa 140 animali, la cui tipologia è molto varia: animali fantastici, come il chelidro, la fenice e l'idra convivono con animali domestici come il cane, il cavallo e il lupo, confermando l'ipotesi che questo autore fosse un esperto e raffinato conoscitore del mondo zoologico. L'inserimento degli animali nei differenti contesti, infatti, lungi dall'essere casuale, sembra rispondere di volta in volta a stimoli culturali ed esigenze narrative diverse. Dalla Caccia di Diana fino al Corbaccio, dunque, asini e falconi, galline e gru, moscardi e rigogoli compaiono nel tessuto retorico del testo, o assumono il ruolo di entità decorative, o diventano i protagonisti delle vicende narrate: si pensi alla gru di Chichibìo, o al falcone di Federigo degli Alberighi. In altri casi gli animali appaiono nei motivi iconografici, o sono citati nelle formule tratte dal linguaggio di uso corrente, o sono utilizzati dall'autore come elementi per istituire paragoni attivi sul piano metatestuale. Una disamina contrastiva delle presenze degli animali effettuata, ad esempio, in due opere polari nella produzione di Boccaccio quali il Filocolo e il Decameron permette di evidenziare anche le differenze retoriche e stilistiche tra le due opere, dimostrando come Boccaccio si serva degli animali per misurarsi criticamente con modelli e matrici culturali diverse. Valeria Mouchet |