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Roberta Morosini, «Per difetto rintegrare». Una lettura del Filocolo di Giovanni Boccaccio, Ravenna, Longo Editore, 2004 (Memoria del tempo. Collana di studi medievali e rinascimentali diretta da Michelangelo Picone dell'Università di Zurigo, 26)

Giovanni Boccaccio nelle vesti del «componitore» del suo romanzo in prosa il Filocolo, da lui definito singolarmente «in versi», racconta le vicissitudini dei due amanti Florio e Biancifiore. L'autrice offre uno studio dettagliato della riproduzione continua che i personaggi del Filocolo fanno della storia uguale, ma variamente svolta, della vicenda dei due giovani e invita a riconoscere nelle pagine di questo romanzo le prime tappe dell'elaborazione della poetica di Boccaccio e soprattutto la sua avversione per l'ignoranza, un «difetto» che, in tutte le sue forme, produce il «fabuloso». Queste le premesse di Per difetto integrare che, esplorando ulteriormente i modelli letterari di cui disponeva Boccaccio nella Napoli angioina, suggerisce una lettura del Filocolo come un manuale di teoria e critica della letteratura, nonché nuova ars amatoria che si propone di 'riscrivere', correggendola, quella di Ovidio.

 

 

 

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