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Edizioni Parnaso

Collane
(dei volumi recensiti in SPOLIA)

Hesperides - Quaderni - Testi

Thomasin von Zerklære,  Der Welsche Gast, a c. di Raffaele Disanto, 2001

In dieci mesi, coincidenti in parte con l'inverno dell'anno 1215-1216, il canonico friulano Thomasin von Zerklære compose il Welscher Gast, un insegnamento morale di circa quindicimila versi destinato a "principi e signori". L'opera, corredata di un ciclo illustrativo appositamente ideato, ci è giunta in ventiquattro testimoni, dei quali nessuno ci trasmette integralmente il testo originale (dodici sono frammenti); il codice più antico (A) risale alla seconda metà del XIII secolo, il più tardo (D) al secondo terzo del XV. La tradizione è bipartita; sul primo ramo si collocano A, G, Bü, Si, F, sul secondo tutti gli altri (si tratta di veri e propri rifacimenti), tra i quali D presenta però contaminazione. Delle due edizioni dell'opera, quella di Rückert (1852) si basa su A, integrato con alcuni passi di G, quella di Kries (1984-1985) su G.

Il testo qui presentato è quello tradito da A, con le integrazioni operate da Rückert; il curatore non ha però ritenuto opportuno normalizzare sul piano fonetico o morfologico, salvo in pochi casi, debitamente segnalati in apparato. Nella parte introduttiva sono discusse una ventina di proposte emendative contro tutta la tradizione; lo stato di questa è verificato direttamente per A, G, F, mentre per gli altri è desunto dagli apparati delle due edizioni esistenti, i quali in non pochi casi si rivelano contraddittori, errati o incompleti.

Emendamenti di minore rilevanza sono semplicemente segnalati in apparato. Qui figurano, oltre a quanto già detto, le varianti di G che abbiano un minimo di rilevanza semantica. L'asterisco contrassegna le lezioni non registrate o non correttamente registrate da Rückert; i casi sono molto più numerosi, ma dí questo aspetto si occupa un lavoro di prossima pubblicazione, che verificherà anche la fedeltà con cui Kries ha riprodotto il testo di G e le varianti di A.

Il lavoro si chiude con due appendici; la prima riporta i lapsus commessi dal copista e da lui stesso emendati; la seconda è costituita dall'indice dei toponimi, degli etnonimi (e degli aggettivi derivati dagli uni e dagli, altri) e degli antroponimi (si rimanda anche ai passi. in cui i personaggi sono rappresentati da pronomi e/o perifrasi). Il presente lavoro è la necessaria premessa alla traduzione del Welscher Gast. Nelle note ad essa si proporranno altre ipotesi emendative, si discuteranno le varianti più significative di G (ed eventualmente di altri testimoni), nonché le differenti interpretazioni che la divergente punteggiatura di Rückert e/o Kries comporta.

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