Friedrich von Spee, Cautio
criminalis ovvero Dei processi alle streghe, a c. di Anna Foa («Faville»,
n. 26)
Come
distinguere se l'imputata si sia suicidata o sia stata strangolata dal
diavolo? Quali sono le tre tipologie di confessione del reato di stregoneria
e come ottenerle? È lecito che le donne siano rasate prima della tortura?
La tortura è davvero un metodo attendibile per ottenere la verità? Come
evitare che innocenti possano rischiare un processo per stregoneria (che
comporta la tortura)? Di questo e di altre questioni "tecniche", ma anche
morali, tratta la Cautio criminalis, volumetto scritto in Germania nel
1631 dal gesuita Friedrich von Spee, profondamente segnato dalla sua esperienza
di confessore di streghe. L'opera, circolata in un primo tempo in forma
manoscritta e solo successivamente edita con falsa indicazione d'autore
e senza autorizzazione, mina le fondamenta della caccia alle streghe,
attaccandone le basi giuridiche ed etiche e polemizzando sui metodi sanguinosi
usati nell'Europa del Cinque e Seicento. L'epoca in cui si muove l'autore
è funestata da feroci guerre e terribili pestilenze, ma nella Cautio non
se ne fa cenno, anche se la caccia alle streghe e la moltiplicazione dei
roghi è conseguenza dell'instabilità e della disgregazione sociale. La
Cautio è un messaggio disperato, in cui Spee dimostra l'inutilità di questo
tipo di processi e si appella a principi e magistrati perché, informati
nel dettaglio, intervengano per far cessare tante atrocità.
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